Fernanda Pasini


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SABINO VONA

HANNO SCRITTO

Sabino Vona
Giornalista e Critico dell'Arte
Latina

SENSIBILITA’, MUSICALITA’ E COLORI SOLARI NEL CUBOFUTURISMO DI FERNANDA PASINI

di Sabino Vona

Ci siamo dati appuntamento qui ad Arezzo, Fernanda Pasini, William ed io, in questa prima domenica di ottobre, per parlare della pittura di Fernanda.
La Fiera antiquaria ha richiamato migliaia di visitatori, che invadono l’antico borgo medievale della città.
E’ ancora presto. Ma già molte persone stanno visitando la mostra antologica di William Tode che illumina con i suoi centoventisei dipinti le sale della Galleria d’arte moderna e contemporanea. Anche Fernanda sta preparando una sua mostra, che sarà allestita nei locali del Circolo degli artisti. Sarà inaugurata tra pochi giorni. L’artista ha già portato i suoi quadri. Sono a casa di Mariangela Baldi, un’amica carissima di Arezzo.
* *
“Una domanda d’obbligo, Fernanda. Da quando dipingi?”
“Ho cominciato da bambina – risponde -. I primi regali furono infatti scatole di colori, la mia grande passione. Essi erano una fonte naturale di espressione per una bambina timida ed estroversa che, tramite il cromatismo e una intuitiva gestualità, riusciva ad evocare con immediatezza il suo mondo interiore.
Fu così che trascorsi, sin dalla più tenera età, lunghe giornate vivendo il conflitto emotivo che scaturiva dalla contraddizione fra il bianco vuoto di un foglio e il flusso di emozioni che pervadeva il mio essere.
I consensi delle persone che vedevano per la prima volta i miei lavori, insieme all’assidua frequentazione dell’ambiente artistico dell’Antoniano di Bologna, hanno poi dato linfa alle mie spinte emotive nei confronti dell’arte figurativa.
Negli anni successivi – aggiunge -, dovendo venire a patti con una realtà sociale che molto limitava lo sviluppo del mio potenziale artistico, ho potuto solo superficialmente partecipare alla vita artistica di Bologna, una città considerata sempre da tutti culturalmente impegnata.
Il trasferimento a Modena per motivi familiari, non mi ha comunque impedito di frequentare quell’ambiente artistico al quale ero ormai molto legata. Più tardi poi ho avuto modo di riprendere a dipingere con continuità, e rinnovata passione.
In un particolare momento della mia esistenza – continua Fernanda – ho trovato nell’amicizia e nell’arte di Ermanno Vanni un importante punto di riferimento.
Per la mia attività creativa è stato però fondamentale l’incontro con il Maestro William Tode, artista di grande cultura e sensibilità, che da subito ha creduto nelle mie qualità pittoriche.
Da lui ho imparato moltissimo”.
William ascolta con grande attenzione. Forse è emozionato. Ma non lo da a vedere.
“Conosco Fernanda da tre anni – dice -. Da quando vinse un Premio Legnago, una delle più importanti rassegne nazionali d’arte, di cui sono presidente dal 1978. Nelle sue opere presentate, c’erano frammenti di memoria naturalistica. Ricordo degli alberi, delle montagne, degli ombrelloni. Mi colpì positivamente la sua tecnica pittorica, tutta fatta di virgole, come fosse un pointillisme. Ma mentre il pointillisme di Georges Seurat è fatto di trattini, nella pittura di Fernanda Pasini troviamo delle circonvoluzioni quasi rotatorie, a volte in senso orario, a volte in senso antiorario. Con una superficie pittorica estremamente articolata, molto complessa nella sua plasticità, e con colori di grande raffinatezza”.
“Questa tecnica, Fernanda, l’hai elaborata da sola?”
“Sì. Da sola. Disegnavo direttamente con il colore. Senza un disegno sotteso. Quasi senza rendermene conto – aggiunge – stavo andando verso l’astrazione totale, verso l’informale, forse per un bisogno esistenziale. A questo punto mi è stato di grande aiuto l’insegnamento di William Tode”.
“Come hai fatto, William, a convincere Fernanda Pasini ad abbandonare l’informale?”
“La misi in guardia. <Tu ha una tecnica pittorica di grande qualità – le dissi -. Ma attenzione. Perché se porti avanti il discorso dell’informale, non puoi più andare avanti. L’informale ha un limite, la ripetitività. Le macchie di colore possono essere belle, e le tue lo sono. Gli accostamenti e le tonalità possono essere molto raffinati, e i tuoi lo sono. Ma se non hai una forma sotto, le tue opere mancheranno sempre del pathos di qualche elemento narrativo>. Poi ho cercato di aiutarla indirizzandola verso studi più approfonditi, e con l’esempio”.
Chiedo a Fernanda Pasini come ha vissuto questo passaggio.
“Bene, mi pare. Anche perché ho capito che ci vuole studio, preparazione, impegno. E poi ho visto i risultati. Prima mi esprimevo solo con il colore, e riuscivo a manifestare soltanto una parte di quello che sentivo, e che avrei voluto dire. Ora con il disegno riesco a completare di più le mie opere”.
“In quest’ultimo anno – aggiunge William – Fernanda ha fatto un salto di qualità eccezionale. Aveva abbandonato il disegno da molti anni. Ma è riuscita subito a riprenderlo, e a capire il segno come magia di ricerca.
Il linguaggio cubo futurista comunque non richiede necessariamente il disegno, perché non è astrazione”.
“Spiegati meglio”
“Il cubismo costruisce nuove realtà, agendo per smembramento simultaneo dei vari elementi naturalistici che ci circondano. E il futurismo agisce sulla base di una istanza, l’utopia della velocità, l’utopia del movimento”.
“Perché utopia del movimento?”
“Perché su una superficie piana, che può essere la tela la tavola il muro o il vetro, possiamo dare solo una parvenza di movimento”. “Il disegno, per Fernanda Pasini, ha significato un maggiore impegno di ricerca. C’è stato, immagino, un cambiamento profondo nella sua pittura...”
“Sì, c’è stata una metamorfosi di grande importanza. Ma è rimasta se stessa. Ci sono alcune opere che sono vicine al mio mondo, perché abbiamo alcuni temi in comune. La tavolozza è sua, però. Completamente sua”.
“La tua ha una grande potenza drammatica, con contrasti simultanei straordinari. Lei ha una tavolozza raffinata, di sottile e soffusa musicalità romantica. Ogni artista del resto è autobiografico...”
“E’ così. Io, ad esempio, sono un passionale”. Che ti coinvolge con i suoi colori solari, potenti, drammatici.
“E Fernanda?”
“Lei è una primavera che non si apre alla maturità dell’estate. E’ una primavera che ha già nel suo intimo le struggenti malinconie d’autunno”.
La sua pittura è una festa di primavera. Venata di una leggera malinconia.
“Fino a pochi anni fa – dice William – nella tavolozza di Fernanda Pasini c’erano il rosa, l’azzurro, il celestino, il giallino. Mancava quasi completamente il verde. Le chiesi perché. <Non mi piace>, rispose. Capii allora che poteva esserci un problema esistenziale. E le diedi un libro, scritto da me, sulla patologia del colore”.
“Come mai, Fernanda, il verde non ti piaceva?”
“Perché non volevo manifestare i miei sentimenti più profondi. Una parte di essi, almeno. Amavo molto gli azzurri e il celeste, che mi davano una grande serenità”.
“Attraverso i colori – dice William Tode -, si legge l’anima dell’artista. L’azzurro e il celeste – aggiunge - sono legati alla spiritualità. Fernanda poteva così superare, o meglio evitare le passioni, e nasconderle. E si sentiva in equilibrio. Il verde invece è il colore della meditazione che ti porta a riflettere, e a guardare dentro te stesso”.
“Come è stato, Fernanda, il tuo itinerario verso il cubo futurismo?”
“Un’avventura artistica affascinante. Ho seguito con attenzione gli insegnamenti di William Tode. Con lui ho parlato a lungo di Boccioni e di Balla, del cubismo di Picasso, di Braque e Severini, e del rapporto analogico tra musica e colore. Ho imparato a scomporre le figure, e a dare la sensazione del movimento con il colore e con il segno”.
“Hai incontrato delle difficoltà?”
“Sì, all’inizio. Soprattutto nel combinare la mia tecnica, molto vicina al pointillisme, con la linea del disegno. Ora riesco meglio a esprimere me stessa”, aggiunge con un bel sorriso.

Le ultime opere

“Questa estate – afferma William – Fernanda Pasini ha fatto quadri di eccezionale bellezza. L’artista di Modena riesce ormai a tirare fuori il mondo sottile che è nella sua anima, con colori raffinatissimi, e una grande musicalità”.
“C’è ancora in lei la propensione lirica del tempo dell’astrazione?”
“C’è ancora. E la sua tavolozza si è ulteriormente arricchita. Perché il disegno e la scomposizione dinamica delle figure l’hanno spinta verso una nuova e intensa ricerca cromatica”.
“Commentiamo alcuni quadri, Maestro?”
“Certo, come faccio a dirti di no?”
“E allora cominciamo da Musica della mia anima”
“In questo dipinto a tema musicale – dice William - c’è una stretta analogia tra i colori e la musica. L’artista utilizza l’elemento simbolico della chiave del violino per farne una componente dinamica di ellissi e di dinamiche curvilinee, che si scompongono in uno spazio di astrazione totale. La cromia è quella tipica di Fernanda, che qui però si carica di giallo e di rosso cadmio”.
I celeste ci parlano della spiritualità dell’artista. I viola rappresentano l’urgenza dei suoi bisogni interiori.
Ne La rosa Fernanda è partita dal disegno. “Ma prima avevo studiato le rose del mio giardino”, dice. Ed ha realizzato un dipinto di grande dinamismo proiettivo, con una splendida modulazione di colori. Prevale la dominante gialla, con verdi permeati di giallo. Al centro focale, il cuore della rosa, c’è un rosso bellissimo.
Ma ecco due Maternità. “Di eccezionale livello”, commenta William. Sono diverse tra di loro. In entrambe le opere si intravede la madre, raccolta, con il bambino in grembo, in una scena di tenera intimità sentimentale.
La prima Maternità è permeata di una luce a dominante giallo di cadmio e arancio. Ma ci sono delle tonalità minori intorno. Tonalità autunnali. “Esse – dice Fernanda - rappresentano la pensosità della madre, consapevole della fragilità della sua creatura”.
I colori caldi intorno al bambino, che esprimono il calore del sentimento, si stemperano man mano che ci allontaniamo dal cuore del dipinto. E appaiono leggermente inquietanti.
“Siamo di fronte a una pittrice che ha una grande sensibilità pittorica- afferma William Tode -. Qui la pittura è tonale. Che non ha però la campitura piena del colore piatto. Qui il colore è vibrante. Perché lo ha dato con piccoli tocchi, come fosse divisionismo. Ma non lo è. Il divisionismo di Segantini era filiforme. Quello di Seurat, come già ricordato, era a trattini, come tessere di mosaico. Balla, il maestro del futurismo, ha trasmesso a Boccioni e a Severini anche la tecnica del divisionismo, che di per sé è già movimento. Perché spappola le immagini, e spappola il tono. Lo rompe dalla sua fissità e si esprime attraverso la tecnica delle pennellatine. In quest’opera invece abbiamo tocchi quasi virgolettati, con una superficie estremamente tormentata”.
Nella seconda Maternità abbiamo una metamorfosi a livello fisico della figura. La dominante è un verde stemperato freddo acido, accompagnato da violetti con modulazioni diverse. C’è in questo dipinto una struggente malinconia”.
“Quei grandi tagli, Fernanda, cosa rappresentano?”
“Sono le proiezioni del sentimento della madre – risponde -. Pensosa per il destino del figlio, e inquieta”.
Tango argentino presenta una tavolozza piena di colori. L’artista racconta il ballo con un pudore discreto, e una passione contenuta. Il segno e il colore rendono con efficacia l’immediatezza del movimento.
“La chitarra – afferma William Tode – è un capolavoro assoluto. E’ il frutto di una lunga e ostinata ricerca. Attraverso il disegno l’artista è riuscita a concepire questa splendida chitarra, con una tavolozza bellissima”.
Stati d’animo è un viaggio nella coscienza. C’è il buio del tormento, lo raccontano i colori. C’è un nodo di paura e di angoscia. Che si scioglie in un canto di libertà. In un canto colorato di gioia.
“Fernanda Pasini, William, ha realizzato Le vele subito dopo la tua America’s cup. Ci sono delle affinità tra le due opere?”
“C’è soltanto il tema in comune. Lei ne ha dato una sua lettura, del tutto personale. Nel mio dipinto c’è cubismo. Qui invece c’è cubo futurismo, più futurismo che cubismo”.
Tre scafi. Due a incastro e uno da solo. Sulle vele domina il giallo, il rosa corallo, un rosso di cadmio stemperato. E dietro, il sole della vita. I volumi sono rigorosamente geometrici.
Nel Sassofonista c’è la gestualità del solista che vive, e che accompagna con il movimento del corpo, la melodia che esce dallo strumento che sta suonando. La dominante è arancio.
“E’ sicuramente un sax tenore”, dice William. Fernanda conferma.
“E come lo hai capito?”, gli chiedo.
“Dai colori solari. Il contralto ha tonalità di interiorità più profonde, che si esprimono con il viola. Le mani del sassofonista – aggiunge il Maestro - si moltiplicano. E la musica ha diverse tonalità. In basso a destra abbiamo del rosa, al centro del rosso un po’ consunto, poi un giallino un po’ rosato, e sullo sfondo il verde veronese”.
“In termini di analogia con la musica, il brano che il sassofonista sta suonando è luminoso e allegro, mi pare”.
“E’ vero – risponde Fernanda -. E’ luminoso, allegro e positivo”.
Il violinista presenta una complessità compositiva notevole. Il violinista vive con pathos la musica che sta suonando.
“Anche qui – afferma William Tode - in termini analogici possiamo presumere quale qualità di musica stia suonando il violinista. Una musica appassionata sicuramente, forse di cultura romantica”. Eleganti velature blu e verdastre rendono ed esprimono la dolce malinconia di Fernanda Pasini.
Ma ecco i Podisti, l’ultimo dipinto di Fernanda. E’ un quadro complesso, dedicato all’atletica.
“Sono partita da una base di colori virgolettati – dice Fernanda Pasini - . Ed ho scomposto le immagini dei corridori. Per dare il senso di dinamismo agli atleti – aggiunge – ho utilizzato velature e trasparenze”.
Le braccia degli atleti ruotano in sintonia con il movimento delle gambe. Per dare questa sensazione, l’artista ha sgretolato le immagini. Ma resta l’elemento naturalistico, come memoria.
“A proposito di questo dipinto, William, possiamo parlare di futurismo analitico?”
“Certamente – risponde -. Perché c’è la proiezione della continuità. Il quadro – aggiunge – va letto da destra verso sinistra. Vedi? Qui abbiamo la linea di arrivo. Gli atleti provengono da sinistra. E quindi tutto il movimento di sequenza viene da sinistra. La potenza di queste immagini è davvero straordinaria. La moltiplicazione delle gambe, delle braccia e della testa degli atleti nella veemenza della corsa, danno alla scena un incredibile dinamismo.
Il vincitore? E’ forse l’atleta che è al centro, la figura più grande e più potente. E poi guarda la spinta della gamba sinistra di questo atleta mentre carica tutto il peso del corpo sulla gamba destra. E’ grande pittura.
Tutt’intorno non c’è il paesaggio. Ci sono dei volumi geometrici. Che rappresentano la compressione dell’aria che quasi schiaccia gli atleti a terra, e rende faticosa la loro corsa. Alla base del dipinto ci sono dei verde smeraldo luminosissimi. Essi esprimono la leggerezza della corsa, dei piedi che corrono sulla punta. E poi i viola, che esprimono il desiderio della vittoria. E il rosso, simbolo della forza e della potenza, il colore dei quadri dei grandi futuristi”.
E’ la giovinezza che prorompe in questo magnifico quadro. E’ la gioia di vivere.
Il viola che in altri dipinti esprime inquietudine, qui diventa invece desiderio di vittoria.
L’artista, intima e delicata, è stata sedotta da una nuova e intensa cromia.


Sabino Vona (2005)


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